Descrizione
Articoli e conferenze nella Mitteleuropa (1920-1945)
Una raccolta di testi che non ha mai visto la luce in lingua italiana che comprende sette conferenze e quarantacinque articoli pubblicati su varie testate in un periodo di venticinque anni, nonché un’appendice che propone i più significativi interventi (una cinquantina), sempre in lingua tedesca, sull’opera e il pensiero di Julius Evola.
La particolarità del pensiero evoliano non sta solo nella capacità di fornire risposte differenti (nella forma) eppure simili (nei contenuti) al problema della modernità dal punto di vista dell’Individuo, ma anche nella sua adattabilità nel momento in cui decide di affrontare detto problema dal punto di vista della Storia della civiltà.
Le proposte evoliane di un Imperialismo pagano e di un’Europa sovranazionale, così come quella di una élite spirituale eroico-guerriera, avanzate a partire dalla fine degli anni Venti, seguono infatti lo stesso binario tracciato durante la fase più propriamente speculativa-estetica-filosofica.
In un certo senso, è come se Evola si fosse posto il compito, da un preciso momento in poi (identificabile nel 1928, anno di Imperialismo pagano), di “ampliare” l’offerta di una risposta al problema della modernità dal singolo alla comunità.
È in questo solco che s’inserisce il senso dell’azione culturale in ambito mitteleuropeo che il filosofo svolse, principalmente attraverso conferenze e articoli, nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Un’azione che diventa tanto più significativa se la si osserva da una “duplice” prospettiva.
Da un lato si ha, appunto, il tentativo di fornire una risposta al problema accennato per mezzo di un’azione politica-metapolitica che sia in linea con i princìpi superstorici della Tradizione e perciò sia solida alternativa alla decadenza dei tempi moderni; dall’altro, c’è la consapevolezza di dover perseguire questo scopo agendo all’interno di una precisa contingenza storica e culturale (l’Occidente tra le due guerre mondiali).
Questo stato dei fatti comporta, in primo luogo, una certa flessibilità nell’adattamento “pratico” dei concetti-chiave all’interno del contesto in cui essi vengono espressi e che essi vogliono influenzare (secondo un modo di procedere che identificheremo come “machiavellico”); in secondo luogo, “costringe” Evola a mettere continuamente in guardia i propri interlocutori dall'azione deleteria attuata da falsi miti e simboli, nonché a dover correggere alcune tendenze di degenerescenza intrinseche nei «movimenti di rinnovamento» ai quali egli si riferiva, le quali rispondono al nome di nazionalismo, socialismo, razzismo “biologico” ecc.
(dalla Premessa di Emanuele La Rosa)
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