Descrizione
Seguito da uno studio sullo "Zolfo Rosso"
Lo studio di Gilis sulla Fanciulla di nove anni prende spunto da un’intuizione di Michel Vâlsan, che comprese la strettissima analogia esistente tra due visioni: da una parte quella riportata nelle prime pagine della Vita nova, in cui Dante vede apparire nella propria camera “uno segnore di pauroso aspetto” che afferma di esserne il dominus, e che tiene in braccio Beatrice, nella figura di una “persona” che dormiva “nuda” e avvolta “in uno drappo sanguigno leggermente”; dall’altra quella riportata nel Sahîh di Al-Bukhârî in cui l’Angelo mostra al Profeta Muhammad (su di lui la preghiera e la pace divine) la giovanissima ‘Aysha avvolta “in un drappo di seta (fî saraqatin min harîr)”, e gli dice: “Questa è tua moglie: scoprila.”
Partendo da questo, e svelato il carattere non certo casuale di tale coincidenza, Charles-André Gilis sviluppa nel presente testo un’argomentazione che fa intervenire, a sicura prova di come la ‘fanciulla di nove anni’ possa simboleggiare una Teofania essenziale, un terzo elemento, dopo quello islamico e quello dantesco: si tratta della grande Dea del Tantrismo, conosciuta esteriormente con il nome di Lalitâ, ‘Colei che gioca’, e accomunata alle figure di ‘Aysha e di Beatrice tra l’altro anche dalla giovanissima età.
Il volume è corredato da uno studio sul simbolismo relativo alla denominazione di "Zolfo Rosso" attribuita nell’esoterismo islamico ad Ibn ‘Arabî , e da una Postfazione dell’editore italiano, nella quale si sviluppano alcune riflessioni a proposito dell’origine islamica dell’influenza spirituale veicolata da Dante.
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