Descrizione
Ucciso dal giavellotto dell’invidioso Tifone, poi decapitato e smembrato in quattordici pezzi, Osiride viene disperso dal suo rivale nei sette bracci del Nilo. Iside, percorrendo il paese alla sua ricerca, si lamenta tanto da impietosire il fiume e i pesci, che allora restituiscono i frammenti del dio, tranne la testa. Questa, trasportata dalla corrente e sospinta in alto mare dai venti, approda infine a Biblo la Santa, presso un salice piangente che aveva aperto i suoi fianchi per accoglierla, cingendola con la sua verde chioma addolorata. Iside, edotta da un segno divino, attraversa il mare e giunge in Fenicia. Ma dappertutto lungo la costa si lamentano i salici; come riconoscere quello che ha dato asilo alla testa adorata? Da uno di essi si slancia una rondine emettendo grida strazianti e circuendo l’albero nel suo volo desolato. Così Iside, avvicinatasi all’albero fatale, folle di triste felicità, ritrova la testa dello sposo. Ritornata in Egitto essa bagna la salma mutilata delle sue lagrime, balsamiche come la gomma d’Arabia, e vede ricomporsi i quattordici pezzi di carne con la testa; e sotto i suoi baci appassionati essa sente rianimarsi il morto, lo sente vibrare, raddrizzarsi, resuscitare tra le sue braccia. Poi Osiride spina definitivamente, e discende a governare il regno dei morti; mentre Iside, dea dell’Amore, il figlio Oro nelle braccia, vive e irradia eterna sulla Terra.
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