Descrizione
(Prima edizione Italiana, testo spagnolo in appendice)
All’interno della cultura ebraica, la Porta del Cielo occupa una posizione unica. Scritta in spagnolo nei primi decenni del Seicento, essa è infatti il solo esempio di opera, fra quelle che ancora appartengono al periodo di formazione del canone classico cabbalistico, composta in una lingua «profana»: non nella lingua santa ebraica, né nell’arcaizzante aramaico dello Zohar, né nello yiddish al quale anche sarebbe ricorsa la letteratura chassidica. Questa caratteristica rispecchia l’intento di Abraham Cohen de Herrera (il mercante di origine spagnola, vissuto in Italia e morto ad Amsterdam, le cui vicende personali e familiari vengono ricostruite nell’introduzione anche grazie a documenti d’archivio rimasti finora inediti): scrivere un’opera di introduzione alle dottrine cabbalistiche che fosse accessibile al maggior numero possibile di lettori eliminando l’ostacolo linguistico che ne aveva fino ad allora ristretto la conoscenza diretta a ebrei ed ebraisti. Altri elementi concorrono poi a giustificare quel ruolo di vera e propria mediazione fra cultura ebraica e contesto europeo che si propone la Porta: non solo la lingua ma anche il linguaggio, lineare e razionalizzante, nella quale è composta; il discorso sistematico con cui procede, richiamandosi al modello della Scolastica latina; e il costante riferimento e paragone con il pensiero filosofico, da Platone e Aristotele ai neoplatonici alla cultura italiana rinascimentale. Proprio questa impostazione filosofica del discorso di Herrera è l’aspetto che più sarebbe risultato congeniale a Spinoza, la cui famiglia aveva con Herrera contatti diretti; e se un influsso cabbalistico è riconoscibile nelle concezioni riguardanti Dio e la natura espresse nell’Etica, come già si era cominciato a sostenere alla morte di Spinoza, esso sta senz’altro in relazione con lo stile e il contenuto della Porta.
Paradossalmente, però, quest’opera fondamentale rimase manoscritta alla morte dell’autore e fu conosciuta solo attraverso una traduzione ebraica e soprattutto per il compendio in latino contenuto nella Kabbala denudata di Christian Knorr von Rosenroth (1677). Oltre alla traduzione italiana, qui viene pubblicato per la prima volta e integralmente il testo spagnolo.
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