Descrizione
Da Anassimandro a Proclo, come recita il sottotitolo, alla scoperta degli albori del nostro modo di pensare scientificamente, tra misteri, vicoli ciechi e fantasie, sino ad arrivare alla fine del mondo greco e alla crisi della razionalità.
«Pensavano che esistesse un ordine delle cose, un ordine di giustizia e di reciprocità simile a quello degli uomini, e gli uomini avrebbero dovuto cercare di comprenderlo per meglio inserirvisi.»
«Le origini del pensiero scientifico ricostruisce mille anni di storia del pensiero. [...] È un arco che ci sembra enorme, a parlarne così, e lo è non solo in un senso temporale, ma anche e soprattutto in uno filosofico, che è poi il motivo dell’unicità di questo saggio: tenere insieme faccende distantissime e presentarcele come piccoli nodi su un filo.» - Alessandro Tacchino per MaremossoSe nel Mulino di Amleto ci ha introdotto al «pensiero arcaico», mostrandoci come il mýthos, che si vorrebbe contrapposto al lógos, sia invece a sua volta una «scienza esatta», qui Giorgio de Santillana si sofferma sull’impronta lasciata da quelle remote scaturigini sulla forma mentis tecnoscientifica. In questa cornice il «pensiero scientifico» delle origini, tra cesure e continuità rispetto a quello «mitico», assume connotazioni inedite, in un percorso millenario che va da Parmenide a Eraclito a Pitagora, dalla medicina della scuola ippocratica alla svolta fisicocosmologica di Leucippo e Democrito, dai sofisti e Gorgia alla grande cattedrale platonica e alla sintesi di Aristotele, per arrivare a Tolomeo e Plutarco. E alla fine del percorso risalterà nitidamente non solo come le conquiste della «scienza greca» siano state il punto di partenza della nostra scienza, ma anche come l’usurata contrapposizione tra sapere umanistico e scientifico costituisca, fin dalle origini, una prospettiva deviante e infondata.
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