Descrizione
Fin da quando l’uomo ha cominciato a pensare e la coscienza è diventata autocoscienza, egli si è chiesto quale fosse la sua vera natura, la sua origine e il suo destino ultimo. A queste domande i filosofi, i teologi e i mistici hanno dato varie risposte; quella che propone l’Induismo è l’immortalità dell’anima - la sua reale natura, senza nascita né morte. La dottrina della trasmigrazione, che ne è l’inevitabile corollario, può fornire agli indù la spiegazione della disuguaglianza tra gli uomini, mostra loro la via verso il futuro miglioramento della loro sorte e li assicura della loro liberazione finale dal dolore e dalla sofferenza.
Secondo gli indù l’immortalità dell’anima non è un dogma ma una verità metafisica basata sull’esperienza diretta; essa toglie alla morte quel suo potere di incutere una paura paralizzante e rappresenta un bene inestimabile senza il quale la vita perde ogni suo significato e non rimane nulla per cui valga la pena di lottare e di vivere.
Gli argomenti trattati nel libro si basano sulle principali Upanisad: la Brhadàranyaka per quanto riguarda l'impossibilità di descrivere il Brahman (neti ned: non questo, non questo), la Katha per la natura dell'àtman, la Màndukya per i tre stati dell’Essere, la Chdndogya per il mahàvàkya (grande sentenza) “Tat tvam asi: Tu sei Quello” e infine la Taittirlya per quanto riguarda le cinque guainemucosa che velano il jìvatman.
In Appendice sono riportati dei brani significativi, inerenti alla tematica del libro, tratti dalle principali Upanisad e dalla Bhagavadgità.
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