Descrizione
Una delle opere più affascinanti di Jung in un'edizione curata da Maria Anna Massimello.
Verso la fine degli anni venti Jung scopre singolari affinità tra gli antichi simboli cinesi e i sogni dei suoi pazienti: comincia così a studiare i testi degli alchimisti.
La tradizione alchimistica e la pratica analitica hanno in comune il tentativo di creare una realtà nuova e superiore: da una parte l'oro, la pietra filosofale, dall'altra la "presa di coscienza" della psicologia moderna.
L'alchimia è l'espressione di una pulsione a trasformare la materia prima dell'esperienza in coscienza: vuole portare alla luce il lato divino che dorme nell'oscurità degli istinti, ed è quindi una psicologia che non dice il suo nome, qualcosa di affine alla moderna psicoterapia.
Jung allarga la sua indagine alla saggezza orientale e a esperienze culturali che, pur appartenendo a epoche e a luoghi lontanissimi, hanno una radice comune, mostrando come le scoperte scientifiche possano essere in realtà il rinnovamento di antichissime e universali esperienze che, appunto per questo, egli definisce "archetipiche".
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