Descrizione
La Svetasvatara Upanisad appartiene allo Yajur Veda “nero” e deve il nome al rsi Svetasvatara. In essa appaiono alcuni elementi fondamentali che la mettono in relazione con la Bhagavadgita, il Samkhya e lo Yoga.
Nel Primo Adhyaya si pone una serie di interrogativi sulla causa della venuta in essere dell’universo. Le risposte dell'Upanisad vengono ampiamente chiarite da Sankara alla luce della “dottrina della modificazione apparente” (vivartavàda), cardine dell'Advaita.
Nel Secondo Adhyaya, accertato che la meditazione costituisce la disciplina fondamentale per conseguire la Conoscenza del Brahman, vengono esposti i mezzi concernenti la meditazione, quali il luogo, le modalità, gli strumenti accessori come la respirazione (pranayama) e altri.
Nel Terzo Adhyàya viene chiarita la differenza tra il Brahman “con attributi”, che proietta il mondo e lo riassorbe, e Brahman “senza attributi”, privo di qualsiasi rapporto con alcunché e perenne Sostrato di tutto.
Nel Quarto Adhyàya si espone ancora l’insegnamento sulla natura del Brahman perché tale argomento, essendo “assai profondo”, necessita di ripetizione.
Nel Quinto Adhyàya si afferma che la Conoscenza e l’ignoranza, sebbene antitetiche, giacciono entrambe nell’indistruttibile (aksara), sono “profondamente nascoste” in Quello che, come precisa Sankara, è “altro da loro” essendone il Testimone.
Nel Sesto Adhyàya viene ribadita la natura del Brahman come causa necessaria non solo per l’esistenza dell’universo ma anche per il divenire ciclico.
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