Descrizione
Edizione integrale, nuova traduzione - a cura di M. Camerata
Qabalah è il termine ebraico che indica il complesso delle dottrine esoteriche e mistiche dell’ebraismo, esposte in un enorme quantità di scritti pubblicati, in un numero ancora maggiore di manoscritti e in un vastissimo patrimonio di tradizioni orali. Il momento di maggior fioritura della Qabalah si situa intorno al III-IV secolo, ma affonda le proprie radici in una tradizione mistica ininterrotta che la collega con i movimenti apocalittici, con il Talmud e con la Bibbia. Alla formazione della Qabalah che fu organizzata in maniera sistematica intorno al XIII secolo – contribuirono dottrine gnostiche, neoplatoniche, neopitagoriche, islamiche e cristiane. In La Teodicea della Qabalah, Francis Warrain ne ripercorre i principali aspetti – le Sephiroth, l’Equilibrio della Bilancia, i Nomi Divini e la loro Plenitudine – per tentare di indagare il rapporto tra Dio e mondo, tra Assoluto e relativo.
«Affermare Dio è, nello stesso tempo, sostenere che Egli non è nulla di ciò che noi possiamo concepire; attribuendogli una natura, infatti, distruggiamo il carattere di assolutezza insito nella nostra affermazione. La nozione di Dio dà luogo, quindi, a una antinomia fondamentale e, sebbene Kant l’abbia esposta in tutta la sua acutezza, era già sostenuta implicitamente da tutte le dottrine esoteriche, da Platone sino a San Tommaso. Tutti i maestri hanno riconosciuto che abbiamo di Dio una rappresentazione mentale negativa e una affermativa. Egli non è nulla di quanto potremmo concepire, però – nello stesso tempo – questa impossibilità a indicarlo non significa una privazione di essere e di specificità ma al contrario testimonia una certezza che supera tutte le nozioni di essere e di natura. E in questa accezione che bisogna intendere i termini nulla, niente, non esistente che la Cabala ha posto come ultra-principio».
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