Descrizione
«Milarepa fu mago, poeta ed eremita. Lo fu successivamente e in modo così completo che i Tibetani fanno fatica a non separare questi tre personaggi e, a seconda del loro punto di vista di maghi, di laici o di religiosi, Milarepa è il loro più grande mago, poeta o santo. Questo essere singolare visse nell’undicesimo secolo della nostra èra e la sua memoria è ancora viva nel Tibet come fosse di una personalità da poco scomparsa».
Con queste parole l’eminente tibetologo Jacques Bacot, curatore della Vita di Milarepa, introduce la figura del santo. Ai tempi di Milarepa, il buddhismo era penetrato nel Tibet già da quattrocento anni, fondendovisi con elementi di tipo sciamanico e stregonesco dell’antica religione Bön, e venendo quindi ad assumere una fisionomia del tutto peculiare. A questo primo periodo risalgono opere importanti, tra cui soprattutto i Precetti di Padma, ma il vero evangelo del buddhismo tibetano sarà la, più tarda, Vita di Milarepa.
Autobiografia e insieme dottrina, che il discepolo Rechung trascrive dalla viva voce del maestro, l’opera segue passo per passo la storia, esemplare eppure umanissima, di Milarepa, fino alla morte (che il discepolo stesso ci narra).
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